Giuliana Leone, L’opera Sulla natura di Epicuro: un bilancio alla luce delle nuove ricerche
In questo articolo sintetizzo lo stato attuale delle conoscenze sul Περὶ φύϲεωϲ di Epicuro, con particolare attenzione alla ricerca più recente, e allo stesso tempo indico quanto lavoro resta ancora da fare per produrre un’edizione completa secondo le moderne pratiche editoriali. Questi numerosi nuovi risultati non solo contribuiscono al nostro apprezzamento dell’intero lavoro e aiutano la nostra comprensione di alcuni particolari di interesse multidisciplinare, ma producono anche nuove prospettive su problemi generali che sono stati a lungo dibattuti dagli studiosi e rimangono irrisolti, come il carattere, la struttura, la datazione e lo stile del trattato di Epicuro e il collegamento tra il suo magnum opus e gli altri scritti.
In this article, I summarize the current state of knowledge about Epicurus’ Περὶ φύϲεωϲ with special attention to recent research, and at the same time I indicate how much work remains to be done to produce a complete edition according to modern editorial practices. These many new results not only contribute to our appreciation of the whole work and help our understanding of certain particulars which are of multidisciplinary interest but also produce new perspectives on general problems which have long been debated by scholars and remain unsolved, such as the character, structure, dating, and style of Epicurus’ treatise and the connection between his magnum opus and the others.
Richard Janko, Tyler Mayo, New fragments of Epicurus’ Epistulae and Symposium (P.Mich. inv. 6586a and 1587, with notes on P.Berol. 10536r, PSI VII 851-2, and P.Grenf. II 7a)
Due papiri egiziani nella collezione del Michigan contengono frammenti di Epicuro, uno dal suo Simposio, l’altro dalle sue Epistole. Nel primo, Epicuro discute con Polieno sui piaceri visivi e olfattivi del banchetto. Nell’Epistola scrive a Idomeneo della capacità di amicizia di Pitocle, facendo luce sulle altre lettere di Epicuro e Metrodoro che pure riguardano Pitocle, nonché le visioni epicuree dell’amicizia, che sono state difficili da ricostruire. Questi papiri gettano luce anche sulla diffusione dell’epicureismo in Egitto.
Two Egyptian papyri in the Michigan collection contain fragments of Epicurus, one from his Symposium, the other from his Epistles. In the former, Epicurus discourses to Polyaenus on the visual and olfactory pleasures of the banquet. In the Epistle, he writes to Idomeneus about Pythocles’ capacity for friendship, shedding light on the other letters of Epicurus and Metrodorus that also concern Pythocles, as well as on Epicurean views of friendship, which have been difficult to reconstruct. These papyri also illuminate the diffusion of Epicureanism in Egypt.
David Douglas, Federica Nicolardi, A New Reading of Epicurus’ Fifteenth Capital Maxim in PHerc. 1012, cr 8 (col. LII Puglia)
Questo articolo presenta una nuova edizione di PHerc. 1012, col. LII Puglia, risultante dall’analisi stratigrafica e dalla ricostruzione di cr 8 pz XIII e dall’autopsia del papiro con l’ausilio delle immagini all’infrarosso. La nuova lettura del testo consente di identificare la quindicesima Massima Capitale di Epicuro e ci costringe a scartare la precedente ricostruzione congetturale di Puglia (come stampata nella sua edizione del 1988), secondo la quale la citazione incorporata proveniva da un’opera perduta di Epicuro. Questo risultato comporta nuovi sforzi interpretativi per contestualizzare la colonna all’interno dell’opera conservata dal PHerc. 1012.
This paper presents a new edition of PHerc. 1012, col. LII Puglia resulting from stratigraphical analysis and reconstruction of cr 8 pz XIII and fresh autopsy of the papyrus with the aid of the infrared images. The new reading of the text enables the identification of Epicurus’ fifteenth Capital Maxim and forces us to discard Puglia’s previous conjectural reconstruction (as printed in his 1988 edition), according to which the embedded quotation came from one of Epicurus’ lost works. This achievement entails new interpretative efforts to contextualize the column within the work preserved by PHerc. 1012.
David Blank, Do you hear what I hear? Philodemus on Diogenes of Babylon’s “scientific perception”
Lo stoico Diogene di Babilonia scrisse un trattato Sulla musica in cui esaltava il grande valore della musica, tra le altre cose, per formare una buona morale nei giovani e per moderare gli stati emotivi, sia nei giovani che negli anziani. Nella sua teoria, gli effetti della musica sulla mente sono dovuti alla nostra percezione della stessa, che secondo lui implica sia una facoltà percettiva innata con la quale tutti gli udenti percepiscono le qualità fondamentali del suono musicale, sia una facoltà percettiva appresa o «scientifica» con cui le persone musicalmente educate percepiscono qualità più complesse in quello stesso suono musicale, qualità come la concordia e i modi musicali. Nell’ambito del suo attacco complessivo all’utilità della musica come strumento per modellare le emozioni e l’etica, Filodemo sostiene che la percezione ha un solo tipo, irrazionale, che non è capace di «muovere» la mente e quindi di «modellare» il carattere, come sosteneva Diogene. Questo articolo offre testi riveduti della presentazione di Filodemo delle due facoltà percettive di Diogene e della risposta epicurea alle sue affermazioni, insieme a una nuova interpretazione della risposta, basata sulla sua somiglianza con la critica della teoria stoica della percezione nel PHerc. 19/698.
The Stoic Diogenes of Babylon wrote a treatise On Music in which he extolled the great value of music for, among other things, forming good moral character in the young and moderating occurrent emotional states in young and old alike. In his theory, the effects of music on the mind are due to our perception of it, which he thought involved both an innate perceptual faculty with which all hearing persons perceived the basic qualities of musical sound, and a learned or «scientific» perceptual faculty with which the musically educated perceived more complex qualities in that same musical sound, qualities such as concord and musical modes. As part of his overall attack on the usefulness of music as a tool to shape the emotions and ethical character, Philodemus argues that perception has only one, irrational, kind, which is not capable of «moving» the mind and thus of «moulding» character, as Diogenes claimed. This paper offers revised texts of Philodemus’ presentation of Diogenes’ two perceptual faculties and of the Epicurean response to his claims, along with a new interpretation of the response, based on its similarity to the critique of the Stoic theory of perception in PHerc. 19/698.
Gianluca Del Mastro, Lorenzo Blanco lettore ed editore del PHerc. 1497 (De musica) di Filodemo
Lorenzo Blanco fu un «interprete» dei papiri ercolanesi della metà dell’Ottocento. Egli ha pubblicato numerosi libri riguardanti i papiri, nei quali si è occupato principalmente del IV libro di Filodemo Sulla musica. Il presente contributo si propone di analizzare la conoscenza da parte di Blanco dell’opera di Filodemo e la sua attenzione agli aspetti materiali del rotolo che conserva la parte finale del trattato (PHerc. 1497).
Lorenzo Blanco was an «interprete» of the Herculaneum papyri in the mid-19th century. He has published numerous books concerning the papyri, in which he mainly dealt with the IV book of Philodemus On music. The present paper aims to analyze Blanco’s knowledge of the Philodemus’ work and his attention to the material aspects of the scroll that preserves the final part of the treatise (PHerc. 1497).
Mariacristina Fimiani, Il Catalogo dell’archivio di Giustino Quadrari
Il contributo presenta il catalogo dell’archivio di Giustino Quadrari, conservato dalla sua famiglia per circa 150 anni e recentemente acquisito dal Centro Internazionale per lo Studio dei Papiri Ercolanesi “Marcello Gigante”.
This paper presents a catalogue of Giustino Quadrari’s archive, which was kept by his family for around 150 years and recently acquired by the Centro Internazionale per lo Studio dei Papiri Ercolanesi ‘Marcello Gigante’.
Tiziano Dorandi, Marzia D’Angelo, La subscriptio del PHerc. 89/1301/1383
In questo contributo intendiamo ritornare sulla subscriptio del PΗerc. 89/1301/1383 per suggerire brevemente una nuova ricostruzione delle linee centrali basata sul confronto con la subscriptio del PHerc. 1471 (Filodemo, Sulla libertà di parola) e un passo di Galeno.
In this paper we intend to revisit the subscriptio of the PΗerc. 89/1301/1383 briefly to suggest a new reconstruction of the central lines based on a comparison with the subscriptio of PHerc. 1471 (Philodemus, On Frank Criticism) and a passage from Galen.
Enrico Piergiacomi, On Gods and Olive Trees. New Lights and Challenges from a newly published Epicurean Theological Treatise
In questo articolo rifletto sull’edizione di Marzia D’Angelo di un nuovo trattato teologico epicureo (PHerc. 89/1301/1383). La prima parte riassume i suoi contributi inediti alla ricostruzione del testo e analizza le principali tesi da lei difese (la paternità filodemea dell’opera, l’identificazione del pubblico, lo studio di quattro temi o fili conduttori generali presenti nel testo). La seconda parte seleziona tre casi di studio del trattato che trovo nuovi e/o capaci di attrarre futuri studi: (1) la difesa dell’eterna esistenza degli dèi nel tempo; (2) una nuova possibile eco dell’epistemologia di Democrito; (3) un’analogia tra la crescita spontanea degli ulivi e l’autosufficienza o la fioritura della divinità.
In this article, I reflect on Marzia D’Angelo’s edition of a new Epicurean theological treatise (PHerc. 89/1301/1383). The first part summarizes her novel contributions to the reconstruction of the text and analyzes the main theses that she defends (Philodemus’ authorship of the work, identification of the audience, study of four general topics or threads present in the text). The second part selects three case-studies from the treatise that I find novel and/or capable to attract future scholarship: (1) the defense of the eternal existence of the gods in time; (2) a new possible echo of Democritus’ epistemology; (3) an analogy between the spontaneous growth of olive-trees and the self-sufficiency or flourishing of divinity.
Giovanni Indelli, Francesca Longo Auricchio, Hapax legomena in Filodemo (4)
In questo articolo esaminiamo gli hapax legomena delle opere filodemee De adulatione (PHerc. 1457, 222), De divitiis (PHerc. 1570), De Epicuro, De libertate dicendi, Memoriae Epicureae, De musica, De oeconomia, De rhetorica, De sensu, e De Stoicis.
In this paper we examine hapax legomena from Philodemus’ De adulatione (PHerc. 1457, 222), De divitiis (PHerc. 1570), De Epicuro, De libertate dicendi, Memoriae Epicureae, De musica, De oeconomia, De rhetorica, De sensu, and De Stoicis.
Michael McOsker, Miscellanea Herculanensia
Questa miscellanea contiene due sezioni. La prima è una nota su una parte trascurata della lettera di Camillo Paderni del 28 giugno 1755, in cui egli menziona il numero dei papiri ercolanesi allora conosciuti. La seconda riporta alcune congetture e commenti a passaggi dell’edizione recentemente pubblicata del PHerc. 89/1301/1383, Opera incerta sugli dèi (?) di Filodemo.
This miscellanea contains two sections. The first is a note about an overlooked part of Camillo Paderni’s letter of 28 June 1755, in which he mentions the number of Herculaneum papyri then known. The second records a few conjectures and comments to passages in the recently published edition of PHerc. 89/1301/1383, Philodemus’ Opera incerta sugli dèi (?).
W. Brent Seales, Christy Chapman, Federica Nicolardi, C. Seth Parker, The Digital Restoration of the Herculaneum Papyri
Questo articolo presenta un resoconto delle attività finora condotte nell’ambito del progetto di ricerca Digital Restoration of the Herculaneum Papyri (Università del Kentucky), finanziato da Mellon.
This paper presents a report of the activities so far conducted within the Mellon-funded research project Digital Restoration of the Herculaneum Papyri (University of Kentucky).
Francesco Sirano et alii, Il tetto ed il cassettonato ligneo provenienti dalla domus di Telefo: analisi della tecnica costruttiva
Il ritrovamento del soffitto ligneo della Sala dei Marmi della Casa del Rilievo di Telefo, avvenuto tra il 2009 e il 2010 sull’antica spiaggia di Ercolano, ha rappresentato un’occasione unica per studiare le tecniche romane, sia quelle costruttive che quelle utilizzate nell’esecuzione delle parti decorative del soffitto a cassettoni di lignei policromi. Il presente contributo è il risultato di un partenariato pubblico-privato tuttora in corso tra il Parco Archeologico di Ercolano e la Fondazione Packard Humanities Institute. Esso presenta una sintesi dei dati raccolti in dieci anni di lavoro multidisciplinare sulle tecniche di falegnameria romana utilizzate per la realizzazione del tetto e dei motivi decorativi del soffitto, nonché per l’esecuzione della policromia, ancora oggi conservata presente in tracce su alcuni lacunari. In particolare, lo studio della ricca policromia preservata è stato condotto in collaborazione con diversi istituti di ricerca, con alcuni dei quali è stata contestualmente avviata una sperimentazione sulle modalità di stabilizzazione di questo tipo di manufatti. I risultati hanno permesso di pianificare un opportuno intervento di restauro, mentre un’altra campagna diagnostica post intervento ha fornito ulteriori informazioni su alcuni pigmenti. Il tetto di Ercolano non solo dimostra le abilità tecniche degli artigiani campani e l’alto status dei proprietari delle domus, ma fornisce anche elementi di riflessione scientifica sugli antichi sistemi di copertura, collocando questo prezioso reperto nel più ampio contesto dell’archeologia romana.
The discovery of the wooden ceiling of the Marble Hall of the House of the Relief of Telefo, which took place between 2009 and 2010 on the ancient shore of Herculaneum, represented a unique opportunity to study Roman techniques, both those of construction and those used in the execution of the decorative parts of the polychrome wooden coffered ceiling. This paper is the result of a still on-going public–private partnership between the Archaeological Park of Herculaneum and the Packard Humanities Institute Foundation. It presents a synthesis of the data collected during ten years of multidisciplinary work on the techniques of Roman carpentry that were used for the construction of the roof and the decorative motifs of the ceiling, as well as for the execution of the polychromy, which is still present in traces on some lacunars. In particular, the study of the rich polychromy that has been preserved has been carried out in collaboration with several research institutes, with some of which an experiment on the method of stabilization of this type of artefact was started at the same time. The results made it possible to plan an appropriate intervention for restoration, while another post-intervention diagnostic campaign provided further information on certain pigments. The Herculaneum roof not only demonstrates the technical skills of Campanian artisans and the high status of the owners of the domus, but also provides elements for scientific reflection on ancient roofing systems, placing this valuable find in the larger context of Roman archaeology.
Francesco Verde, Metrodoro di Lampsaco alla Villa dei Quintili a Roma
Il presente contributo annuncia ai lettori delle Cronache Ercolanesi specificatamente interessati all’epicureismo la recente scoperta di un raffinatissimo busto in marmo bianco di un filosofo greco rinvenuto presso la Villa dei Quintili a Roma durante l’ultima campagna di scavo del 2017-2018. Il ritratto è senza dubbio una copia del II secolo d.C. di un originale greco. È stato ricomposto da una ventina di frammenti e identificato con il filosofo epicureo Metrodoro di Lampsaco. Per interpretare la postura del filosofo può essere utile il confronto di questa copia con la rappresentazione di Metrodoro nel mosaico di Autun.
This paper announces to the readership of the Cronache Ercolanesi specifically interested in Epicureanism the recent discovery of a very refined white marble bust of a Greek philosopher found at the Villa dei Quintili in Rome during the last excavation campaign of 2017-2018. The portrait is undoubtedly a second century CE copy of a Greek original. It has been reassembled from about twenty fragments and identified as the Epicurean philosopher Metrodorus of Lampsacus. To interpret the philosopher’s posture, comparison of this copy with the portrayal of Metrodorus in the Autun mosaic may be useful.