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Abstracts Cronache Ercolanesi 54/2004

Federica Nicolardi, Daniel Delattre, Gianluca Del Mastro, Robert Fowler, Richard Janko, The final columns of PHerc.Paris. 4 revealed through virtual unwrapping

Questo articolo analizza le porzioni appena rivelate del rotolo di papiro carbonizzato PHerc.Paris. 4, virtualmente svolte nell’ambito del concorso internazionale Vesuvius Challenge. Le porzioni di sedici colonne della parte finale del rotolo recuperate con successo, di cui è data la trascrizione, fanno parte di un trattato filosofico epicureo che tratta di percezioni e piacere, con frequenti riferimenti al cibo e alla musica. Lo studio confronta anche le immagini iniziali che mostrano l’inchiostro dall’interno del rotolo con le immagini attuali, dimostrando che, nonostante le sfide legate al lavoro con testo nato digitale, sono stati compiuti progressi significativi nella risoluzione delle ambiguità e nel miglioramento della leggibilità.

This paper analyzes the newly revealed portions of the carbonized papyrus roll PHerc.Paris. 4, which were virtually unwrapped as part of the Vesuvius Challenge international competition. The successfully recovered portions of sixteen columns from the final part of the roll, for which a transcription is provided, are part of an Epicurean philosophical treatise discussing perceptions and pleasure, with frequent references to food and music. The study also compares the initial images showing ink from inside the roll with the current images, demonstrating that despite the challenges of working with born-digital text, significant progress has been made in resolving ambiguities and enhancing readability.

Alessia Lavorante, La prosa filosofica in forma  dialogica: Epicuro, Sul tempo (PHerc. 1413/1416)

Il Περὶ φύϲεωϲ presenta chiaramente stile e caratteristiche peculiari, probabilmente dovute sia al lungo tempo richiesto per la sua composizione, sia alla sua funzione didattica. In quest’opera, infatti, Epicuro si rivolge direttamente al suo pubblico per coinvolgerlo maggiormente nel processo di apprendimento. Il PHerc. 1413/1416 (cr 5) contiene un’opera, di cui non ci è pervenuto il titolo, sulla concezione epicurea del tempo; esso è generalmente attribuito a Epicuro e assegnato al suo Περὶ φύϲεωϲ. Attraverso l’identificazione di dicola e di altri segni, ho confermato che Epicuro ha adottato in questo libro la forma dialogica, una caratteristica particolarmente interessante e distintiva. Questo articolo si propone (1) di mostrare le principali caratteristiche dello stile e della struttura dialogica di questo libro e (2) di dimostrare che Epicuro usò un metodo espositivo simile anche in altri libri del Περὶ φύϲεωϲ, soprattutto nei libri XXV e XXVIII.

Περὶ φύϲεωϲ clearly shows peculiar style and features, which are probably due both to the long time required for its composition and to its didactic function. Indeed, in this work, Epicurus addresses his audience directly to involve them more in the process of learning. PHerc. 1413/1416 (cr 5) contains a work, the title of which does not survive, on the Epicurean conception of time; it is generally attributed to Epicurus and assigned to his Περὶ φύϲεωϲ. Through the identification of dicola and other signs, I confirmed that Epicurus adopted the dialogue form in this book, a particularly interesting and distinctive feature. This paper aims (1) to show the main characteristics of the style and the dialogic structure of this book and (2) to demonstrate that Epicurus used a similar method of exposition in other books of the Περὶ φύϲεωϲ as well, especially in books XXV and XXVIII.

Jeffrey Fish, On the Good King According to Homer, PHerc. 1507, cols. 91-94 (= cols. 36-39 Dorandi): a critical edition

Questo articolo presenta un’edizione critica di quattro colonne del libro di Filodemo Sul buon re secondo Omero.  Ettore è ritratto come un falso vanaglorioso e, quando si lascia trasportare dal successo, dimentico della sua condizione umana. Odisseo sembra essere descritto mentre impara dal suo empio autocompiacimento su Polifemo. Omero credeva che la bellezza di un sovrano dovesse essere accompagnata dalla virtù. Presenta quindi Paride in una luce negativa e avrebbe disprezzato Demetrio Poliorcete.  Gli eroi di Omero (a quanto pare esclusivamente quelli greci) sono liberi dal parlare gratuitamente di se stessi (περιαυτολογία).

This article presents a critical edition of four columns of Philodemus’ On the Good King According to Homer.  Hector is portrayed as a false boaster and, when he is carried away by success, forgetful of his human status.  Odysseus seems to be described as learning from his impious gloating over Polyphemus. Homer believed that the handsomeness of a ruler must be accompanied by virtue. He thus presents Paris in a negative light and would have despised Demetrius Poliorcetes.  Homer’s heroes (apparently the Greek ones exclusively) are free from gratuitously speaking about themselves (περιαυτολογία).

Mina Farella, Appunti per una nuova edizione della copia definitiva del terzo libro del De rhetorica di Filodemo: proposte di attribuzione di disegni a scorze allotrie

In questo lavoro, basato su un’attenta analisi delle scorze assegnate al PHerc. 1426, una lettura meticolosa degli Inventari e dei Cataloghi, ed un censimento sistematico dei disegni napoletani, propongo di collegare le scorze PHerc. 421, PHerc. 436 e PHerc. 1096 con i disegni napoletani di PHerc. 435 e PHerc. 1114.

In this paper, based on a careful analysis of the scorze assigned to PHerc. 1426, a meticulous reading of the Inventari and Cataloghi, and a systematic survey of the Neapolitan disegni, I propose connecting the scorze PHerc. 421, PHerc. 436, and PHerc. 1096 with the Neapolitan disegni of PHerc. 435 and PHerc. 1114. 

Mariacristina Fimiani, Cαφήνεια, barbarismo e solecismo nel IV libro della Retorica di Filodemo

Scopo di questo contributo è quello di illustrare i riferimenti che Filodemo fa al barbarismo e al solecismo nel quarto libro della sua Retorica. Le menzioni verranno contestualizzate tematicamente nella più ampia trattazione della cαφήνεια che occupa le ultime colonne del PHerc. 1423 e confrontate con la tradizione epicurea e non epicurea. Qualche riflessione è dedicata al significato che gli stessi termini hanno per Filodemo in un’altra sua opera, ovvero Sui poemi. Le differenze sono spiegate con le diverse finalità dei due trattati.

The aim of this paper is to illustrate the references that Philodemus makes to barbarism and solecism in the fourth book of his Rhetoric. The mentions will be contextualized thematically in the broader discussion of cαφήνεια that occupies the last columns of PHerc. 1423 and compared with the Epicurean and the non-Epicurean tradition. Some reflection is dedicated to the meaning that the same terms have for Philodemus in another of his works, namely the On Poems. The differences are explained by the different purposes of the two treaties.

Claudio Vergara, Nuovi pezzi del PHerc. 1675 (Filodemo, De adulatione) tra i subtrahenda al De providentia)

Il mio lavoro in corso su una nuova edizione dell’opera Sulla Provvidenza di Filodemo ha rivelato che numeri di inventario diversi da PHerc. 1670 (il “midollo”) appartengono allo stesso rotolo  (cioè le “scorze” PHerc. 1577/1579, 1636 e 1100). Ma ci sono anche pezzi associati al PHerc. 1670 che in realtà non appartengono all’opera Sulla Provvidenza e pertanto verranno esclusi dalla sua edizione. Alcuni sono già stati riconosciuti e attribuiti al PHerc. 1669 (Filodemo, Sulla retorica). In questo articolo presenterò tre ulteriori pezzi che ho recentemente identificato come parti del libro Sull’adulazione di Filodemo conservato nel PHerc. 1675.

My ongoing  work on a new edition of Philodemus, On Providence, has revealed that inventory numbers other than the PHerc. 1670 (the ‘midollo’) belong to the scroll as well (viz. the ‘scorze’ PHerc. 1577/1579, 1636, and 1100). But there are also pieces associated with PHerc. 1670 that actually do not belong to On Providence and therefore will be excluded from its edition. Some have been already recognized and attributed to PHerc. 1669 (Philodemus, On Rhetoric). In this paper, I will present three additional pieces that I have recently identified as parts of the book On Flattery by Philodemus preserved in PHerc. 1675.

Marzia D’Angelo, Per una nuova edizione del I libro Sugli dèi di Filodemo

Preparando una nuova edizione del I libro Sugli dèi di Filodemo, questo articolo, nella sua prima parte, fornisce una panoramica dello stato della ricerca sul PHerc. 26 per chiarire lo stato sia delle parti edite che di quelle non edite del rotolo. Nella seconda parte affronto la questione dei «falsi amici» di Filodemo individuati da Diels e Kleve nella cornice 1. Fornendo nuove letture nei pezzi 1, 2 e 3, confuto la precedente ipotesi di una polemica di Filodemo contro i filosofi Dionisio, Echecle ed Eudosso.

In preparation for a new edition of Philodemus, On Gods book I, this paper, in its first part, provides an overview of the state of research on PHerc. 26 to clarify the status of both the edited and unedited portions of the scroll. In the second part, I address the issue of Philodemus’ «false friends» as identified by Diels and Kleve in cornice 1. By providing new readings in pezzi 1, 2, and 3, I refute the previous hypothesis of a polemic by Philodemus against the philosophers Dionysius, Echecles, and Eudoxus.

Stefano Acerbo, Irene Pajòn Leyra, The Gorgons in Hades: on the literary references of the Herculanean disegno N 242 I

Prendendo come punto di partenza lo studio di Luppe sul disegno ercolanese N 242 I, l’articolo suggerisce nuove letture e nuove proposte per ricostruire le parti mancanti del testo. La nostra interpretazione favorisce lo stabilire una relazione testuale tra il papiro e le Forcidi di Eschilo. Inoltre, consente di apprezzare l’esistenza di una tradizione mitica e letteraria che collocava le Gorgoni nell’Ade, coerente con altre notizie esistenti sull’opera di Eschilo, e possibile testimonianza di una catabasi di Perseo.

Taking the study of Luppe on the Herculanean disegno 242 I as a starting point, this article suggests new readings and new proposals to reconstruct the missing parts of the text. Our interpretation facilitates establishing a textual relationship between the papyrus and Aeschylus’Phorcides. Futhermore, it allows appreciating the existence of a mythical and literary tradition that placed the Gorgons in Hades, coherent with other extant pieces of information about Aeschylus’work, and a possible testimony of a katabasis of Perseus.

Rossella Villa, PHerc. 353, Scriptor Graecus incertus, Opus incertum. Ricostruzione ed edizione

Il PHerc. 353 contiene un’opera filosofica sconosciuta (il titolo finale non è conservato), che non è stata ancora pubblicata. La prima e unica ipotesi sul suo contenuto fu proposta nel 1906 da Crönert, che esaminò i disegni napoletani e, sulla base di parole ricorrenti nel fr. 3 N, suggerì di assegnarlo ad un Περὶ μανίαϲ di Filodemo, che riteneva fosse conservato anche in un altro rotolo, il PHerc. 57. Questa ipotesi fu accolta anche da Bassi, il quale suggerì che il trattato di Filodemo sulla follia fosse suddiviso in almeno due libri conservati nei PHerc. 57 e 353. L’ipotesi di Crönert è stata accettata finora, sebbene il testo del PHerc. 353 non è mai stato completamente studiato. Questo articolo presenta la prima edizione del testo conservato nei pezzi esistenti del rotolo, insieme ad una ricostruzione bibliologica e a un’analisi paleografica del PHerc. 353. I nuovi risultati verificano i suggerimenti proposti circa l’autore e il contenuto del testo.

PHerc. 353 contains an unknown philosophical work (the end title is not preserved), which has not yet been published. The first and only hypothesis about its content was proposed in 1906 by Crönert, who examined the Neapolitan drawings and, on the basis of words occurring in fr. 3 N, suggested assigning it to a Περὶ μανίαϲ by Philodemus, which he thought was also preserved in another scroll, PHerc. 57. This suggestion was accepted also by Bassi, who suggested that Philodemus’ treatise about madness was split into at least two books preserved in PHerc. 57 and 353. The Crönert’s hypothesis has been accepted so far, although the text of PHerc. 353 has never been fully studied. This paper presents the first edition of the text preserved in the extant pieces of the scroll along with a bibliological reconstruction and a palaeographical analysis of PHerc. 353. The new results verify the suggestions proposed about the  text’s author and content.

Giovanni Indelli, Francesca Longo Auricchio, Hapax legomena in Filodemo (5)

In questo articolo esaminiamo gli hapax legomena delle opere filodemee De poematis I, II e V  (PHerc. 994, 1074a, 1081a, 1425, 1676), Academicorum historia (PHerc. 1021) e Stoicorum historia (PHerc. 1018).

In this paper we examine hapax legomena from Philodemus’ De poematis I, II and V (PHerc. 994, 1074a, 1081a, 1425, 1676), Academicorum historia (PHerc. 1021), and Stoicorum historia (PHerc. 1018).

Giovanni Manetti, Stable Properties (ἀεὶ ϲυμβεβηκότα) and Variable Properties (ϲυμπτώματα) in Epicurus and the Epicurean Tradition (Demetrius, Lucretius, and Philodemus)

Il problema della distinzione tra proprietà essenziali e proprietà accidentali attraversa tutta la storia della filosofia, da Aristotele alla filosofia analitica contemporanea e alla psicologia cognitiva. È un tema centrale nella filosofia epicurea, sia nella trattazione di Epicuro nella Epistola a Erodoto (pur basata su una terminologia diversa, più consona al suo approccio empirico), sia nella successiva tradizione epicurea, in particolare in Demetrio, Lucrezio e Filodemo. Quest’ultimo, nel De signis, utilizza questa distinzione per separare le inferenze semiotiche valide da quelle che non sono garantite da un punto di vista logico.

The problem of the distinction between essential properties and accidental properties runs through the entire history of philosophy, from Aristotle to contemporary analytic philosophy and cognitive psychology. It is a central theme in Epicurean philosophy, both in Epicurus’ treatment in Letter to Herodotus (though based on a different terminology, more in keeping with his empirical approach), and in the subsequent Epicurean tradition, in particular in Demetrius, Lucretius and Philodemus. The last, in De signis, uses this distinction to separate valid semiotic inferences from those that are not guaranteed from a logical point of view.

Sergio Yona, Fortuna, mors immortalis and facing death in Eclogues 9

Questo articolo considera come la creazione di Virgilio nelle Bucoliche di un paesaggio mitico popolato da rustici pastori sia tutt’altro che utopica. Piuttosto, riflette la realtà e funge da esercizio letterario e, in definitiva, filosofico inteso a sfidare l’immediato pubblico di Virgilio invitandolo a osservare le sofferenze degli altri. A ben guardare, i protagonisti della nona Bucolica sono generalmente vittime indifese di qualche tipo: della fortuna, dell’amore o dell’ignoranza generale riguardo le cause delle cose. A differenza degli epicurei, la comprensione degli dèi da parte di questi personaggi è transitoria, confinata nel qui e ora e soggetta al cambiamento, come le loro fortune. Nella nona Bucolica, Virgilio esplora il mondo della poesia, soprattutto per quanto riguarda i suoi vantaggi e limiti, attraverso l’intima conversazione tra i pastori Meri e Licida. Entrambi i personaggi si impegnano in un canto amebeo esteso e piuttosto complesso, mentre tentano di comprendere (e fare i conti con) la crudeltà del mondo reale al di fuori dell’Arcadia, il potere della poesia e la realtà della morte.

This article considers how Vergil’s creation in the Eclogues of a mythical landscape populated by rustic herdsmen is far from utopian. Rather, it reflects reality and serves as a literary and ultimately philosophical exercise intended to challenge Vergil’s immediate audience by inviting them to observe the sufferings of others. On closer inspection, the protagonists of Eclogues 9 are generally helpless victims of some kind – whether of fortune, love or overall ignorance concerning the causae rerum. Unlike the Epicureans, these characters’ understanding of gods is transient, confined to the here and now and subject to change, like their fortunes. In Eclogues 9, Vergil explores the world of poetry, especially with regard to its benefits and limitations, through the intimate conversation between the herdsmen Moeris and Lycidas. Both characters engage in an extended and rather complex amoebean song, as they attempt to understand (and come to grips with) the cruelty of the real world outside of Arcadia, the power of poetry and the reality of death.

Gianluca Del Mastro, Frustula Herculanensia IV

Questo articolo tratta quattro diversi argomenti. Nella prima parte, due pezzi inventariati come PHerc. 1191 (Epicuro, De Natura XXV) sono assegnati al PHerc. 57/97/1814. Nella seconda parte, vengono discussi i rari casi di sticometria intermedia con la serie alfabetica di 27 lettere. La terza parte presenta una lettera inedita di Antonio Bianchi con un riferimento alle prime scoperte dei papiri. Nell’ultima parte viene discussa l’ubicazione, nella Villa dei Papiri, della stanza in cui furono rinvenuti i papiri.

This article deals with four different topics. In the first part, two pieces inventoried with PHerc. 1191 (Epicurus, De Natura XXV) are assigned to the PHerc. 57, 97, 1814. In the second part, the rare cases of intermediate stichometry with the alphabetical series of 27 letters are discussed. The third part presents an unpublished letter from Antonio Bianchi with a reference to the first discoveries of the papyri. In the last part, the location, in the Villa dei Papiri, of the room in which the papyri were found is discussed.

Domenico Camardo, Mario Notomista, Il lusso reale e quello evocato nelle architetture, nelle decorazioni e nei giardini delle domus dell’antica Ercolano

Questo articolo richiama l’attenzione su alcuni esempi di ostentazione di ricchezza nelle case private della classe media e alta di Ercolano. Si tenta di ricostruire le modalità architettoniche e le decorazioni legate a questi modi di vivere.

This article calls attention to several examples of the display of wealth in private houses of the middle and upper classes in Herculaneum. It attempts to reconstruct the architectural methods and decorations connected to these modes of living.