I papiri rinvenuti a Ercolano, per il calore del materiale piroclastico che con l’eruzione del 79 d. C. ricoprì la città e all’umidità a cui sono stati sottoposti per tanti secoli nel sottosuolo del territorio ercolanese, sono carbonizzati. Sono pertanto molto fragili, e il problema di srotolarli in modo adeguato si pose drammaticamente dal primo momento. Dopo alcuni tentativi infruttuosi e dannosi, il procedimento più adeguato fu elaborato da uno scolopio di origine genovese, Antonio Piaggio, che, su richiesta di Carlo di Borbone, il Prefetto della Biblioteca Vaticana inviò a Portici nel luglio 1753. A lui si deve l’invenzione della celebre macchina con la quale sono stati aperti la maggior parte dei rotoli che oggi leggiamo. Successivamente, furono compiuti altri esperimenti di svolgimento, che non hanno prodotto risultati apprezzabili, finché, nel corso degli anni Ottanta del Novecento, un’équipe norvegese, guidata dal filologo Knut Kleve, ha ideato un metodo, fondato sull’impiego di acido acetico, gelatina e acqua, che si è rivelato efficace. Per molti anni i tecnici norvegesi, in collaborazione con la Biblioteca Nazionale di Napoli e con il CISPE, hanno compito operazioni di svolgimento e restauro dei papiri. Tra i nuovi testi, aperti col metodo ‘osloense’, un rotolo, ora conservato nella Bibliothèque de l’Institut de France, perché donato a Napoleone, ha rivelato un libro di Filodemo di Gadara dal quale sono emersi i nomi dei poeti augustei: Virgilio, Plozio Tucca, Quintilio Varo, Vario Rufo: così si è potuta migliorare la nostra conoscenza del clima culturale in cui operava Filodemo e, quindi, dell’Epicureismo in terra d’Italia.
A Kleve si deve anche la messa a punto di ottime tecniche fotografiche. Oggi, grazie all’interessamento di Gigante e in seguito a una convenzione con la Biblioteca Nazionale di Napoli, operatori della Brigham Young University (Provo, Utah) hanno realizzato la riproduzione fotografica multispettrale dell’intera collezione, che consente un migliore approccio di lettura ai testi anneriti.